Il mercato globale dei diamanti sta vivendo una fase di transizione sottile ma significativa. Alla vigilia del Thanksgiving negli Stati Uniti e con l’India ancora prudente nelle sue strategie di approvvigionamento, si delinea uno scenario fatto di nicchie molto dinamiche, cali selettivi di prezzo e movimenti strategici nel corporate.
In questo contesto, comprendere le tendenze per carature, forme e segmenti geografici non è più un semplice esercizio di analisi, ma uno strumento essenziale per chi investe in diamanti o li utilizza come asset patrimoniale di lungo periodo.
Il mercato statunitense resta stabile nella fase pre-Thanksgiving, con una domanda che si concentra sui diamanti di caratura medio-alta, in particolare:
da 1.70 a 5.00 carati
sia in taglio round brilliant che fancy shape
Questa fascia di caratura è tipica delle produzioni di alta gioielleria e degli acquisti “importanti”: anelli di fidanzamento di alto profilo, pezzi unici e gioielli destinati a clientela HNWI (High Net Worth Individuals). La stabilità della domanda in questo segmento indica:
fiducia ancora solida nella fascia alta del mercato;
una relativa protezione di questi diamanti rispetto alla volatilità che colpisce taglie e carature più commerciali;
continuità di acquisto da parte delle gioiellerie indipendenti e dei grandi retailer USA.
Per un investitore, questo si traduce in un messaggio chiaro: i diamanti di qualità eccellente, in carature sopra 1.70 ct, continuano a godere di un interesse strutturale, non solo stagionale.
Una delle tendenze più interessanti emerse negli ultimi mesi è la crescita dell’interesse per i fancy allungati, in particolare:
Oval
Marquise
Emerald cut
Radiant lunghi
Cushion lunghi
Queste forme, che valorizzano la lunghezza della pietra e slanciano la montatura, sono sempre più richieste per anelli solitari, trilogy e soluzioni “east-west” (montature con la pietra posizionata orizzontalmente).
La domanda di questi fancy allungati non è pienamente soddisfatta dall’offerta, con particolare riferimento a:
Marquise
Radiant lunghi
Cushion lunghi
La scarsità di pietre ben proporzionate, con taglio elegante e simmetrie corrette, sta generando premi importanti sui prezzi. In altre parole, per esemplari ben tagliati e con combinazione di colore e purezza di alto livello, il mercato è disposto a pagare sensibilmente di più rispetto a forme più comuni o carature standard.
Per chi investe o acquista con ottica di lungo periodo, i fancy allungati di qualità possono oggi rappresentare:
una nicchia interessante di rivalutazione, grazie alla scarsità strutturale;
un segmento meno esposto alla concorrenza diretta dei diamanti sintetici, ancora maggiormente concentrati sul round brillante tradizionale.
Sul fronte indiano, il sentiment è improntato alla cautela. I principali segnali:
Prezzi in calo nei round dossier, in particolare nella fascia di 0.50 ct
Importazioni di rough in forte diminuzione, con un calo stimato intorno al -45% su base annua (YoY)
I diamanti round di piccola e media caratura (come lo 0.50 ct, uno dei formati più venduti a livello mondiale) stanno subendo una pressione al ribasso sui prezzi. Le cause principali includono:
accumulo di stock in alcune categorie commerciali;
maggiore sensibilità del consumatore finale al prezzo in questa fascia;
concorrenza crescente dei diamanti sintetici, soprattutto nei tagli standard destinati alla gioielleria di volume.
Per i professionisti, questo significa che la selezione della qualità diventa ancora più cruciale: pietre con taglio eccellente, proporzioni raffinate e certificati di laboratori primari restano più difensive rispetto alle categorie “medie” e più facilmente sostituibili.
La riduzione del 45% delle importazioni di rough in India segnala un rallentamento importante dell’attività di taglio e produzione. Questo atteggiamento prudente si spiega con:
la volontà di limitare l’accumulo di magazzino in un contesto di domanda incerta;
la ricerca di un nuovo equilibrio tra prezzi dei diamanti finiti e costo del grezzo;
la necessità per molti operatori di preservare liquidità e margini.
Nel medio periodo, una contrazione del flusso di rough può tradursi in:
minore disponibilità di alcune categorie di diamanti finiti;
possibili tensioni al rialzo dei prezzi in segmenti dove la domanda resta sostenuta (come le forme fancy allungate di alta qualità).
Sul fronte del grezzo, si registra una maggiore pressione sui prezzi per i diamanti rough di 5 ct e oltre, in particolare alle aste della Okavango Diamond Company.
Questa dinamica indica che:
i diamanti di grande pezzatura continuano a essere percepiti come asset rari e strategici;
i buyer sono disposti a riconoscere valori elevati per garantirsi l’accesso a pietre potenzialmente adatte a tagli importanti (solitari di alta gamma, pezzi da collezione, gioielli da investimento);
si crea un differenziale sempre più marcato tra la fascia alta del grezzo e quella più commerciale.
Per l’investitore finale, questo si traduce in un duplice segnale:
i diamanti già tagliati di grande caratura e alta qualità mantengono una forte tenuta di valore;
la sostituzione futura di queste pietre — in caso di upgrade o nuova acquisizione — potrebbe avvenire a livelli di prezzo superiori, proprio per l’aumento dei costi del rough.
Oltre alle dinamiche di mercato puro, il settore è attraversato da movimenti rilevanti sul piano corporate.
È in discussione una possibile offerta della Namibia per acquisire una partecipazione in De Beers, uno degli attori storici e più influenti del settore. Una mossa di questo tipo avrebbe implicazioni di lungo periodo, tra cui:
una maggiore integrazione verticale tra paese produttore e catena del valore del diamante;
un rafforzamento del ruolo degli stati africani come stakeholder diretti non solo nell’estrazione, ma anche nella governance del settore;
potenziali cambiamenti nelle politiche di vendita del rough e negli accordi con i sightholder.
Per chi opera nel settore, è un segnale di come il controllo delle risorse naturali stia diventando sempre più strategico e politicamente sensibile.
Un altro evento significativo è l’accesso di Lugano Diamonds alla procedura di Chapter 11. Questa notizia evidenzia:
le difficoltà operative e finanziarie che possono colpire anche marchi di alta gioielleria;
la necessità per le maison di lusso di riposizionarsi in un contesto di consumi più selettivi, soprattutto nella fascia ultra-high-end;
l’importanza della gestione del capitale circolante, degli stock e della relazione con una clientela sempre più attenta al valore e alla trasparenza.
Pur trattandosi di un caso specifico, il messaggio per il mercato è chiaro: anche nella fascia di lusso non esiste immunità assoluta dai cicli economici e dalle trasformazioni strutturali del settore.
Le recenti aste di Ginevra hanno mostrato un tono debole, con performance inferiori alle aspettative in diversi lotti di alta gioielleria e diamanti importanti. Questo può riflettere:
una maggiore selettività dei collezionisti e degli investitori;
una crescente attenzione verso la qualità assoluta (colori D-F, purezze elevate, taglio perfetto, provenienza trasparente);
una certa prudenza nel pagare premi eccessivi in un contesto macroeconomico ancora incerto.
Per il collezionista evoluto e per l’investitore, le aste deboli possono rappresentare un’opportunità selettiva: pezzi di altissimo livello che non raggiungono stime aggressive possono rivelarsi acquisti interessanti sul lungo periodo, purché siano accompagnati da documentazione impeccabile e da un profilo qualitativo superiore.
Sul piano della governance del settore, il Responsible Jewellery Council (RJC) ha nominato Purvi Shah come nuova Executive Director.
Questo passaggio è significativo per vari motivi:
conferma il ruolo centrale di RJC nella definizione di standard etici e di tracciabilità per diamanti, oro e gioielleria a livello globale;
sottolinea l’importanza crescente di temi quali sostenibilità, due diligence della filiera, diritti umani, trasparenza;
indica che la leadership del settore è sempre più chiamata a integrare performance economica e responsabilità sociale.
Per chi acquista diamanti con un’ottica patrimoniale, l’attenzione agli standard RJC e alle certificazioni etiche diventa un elemento distintivo: una pietra non è solo un bene fisico, ma porta con sé una storia di estrazione, lavorazione e distribuzione. Una storia che, sempre più, il mercato chiede sia verificabile e conforme a criteri ESG.
Riassumendo, lo scenario attuale suggerisce alcune linee guida operative:
Focalizzarsi sulla qualità e sulla caratura giusta
Domanda stabile in USA per diamanti da 1.70 a 5 ct, round e fancy.
Queste carature offrono un buon equilibrio tra liquidità e prestigio.
Valorizzare i fancy allungati rari
Oval, Marquise, Emerald, Radiant lunghi e Cushion lunghi, soprattutto se ben tagliati, godono di forti premi e di una carenza strutturale di offerta.
Possono rappresentare una vera nicchia di valore nel portafoglio.
Essere prudenti sui round commerciali di piccola e media caratura
Il calo dei prezzi, in particolare per i round dossier da 0.50 ct, suggerisce una selezione rigorosa e, se possibile, un orientamento verso qualità superiori e caratteristiche più difendibili nel tempo.
Monitorare il costo del rough di grandi dimensioni
L’aumento dei prezzi per i rough 5 ct+ alle aste Okavango indica una possibile futura rivalutazione dei diamanti di grande caratura già in circolazione.
Prestare attenzione alle dinamiche corporate e regolatorie
La possibile entrata della Namibia nel capitale De Beers, il Chapter 11 di Lugano Diamonds e la nomina di Purvi Shah in RJC sono segnali di un settore in trasformazione, dove governance, struttura della filiera e sostenibilità diventano sempre più rilevanti.
Il mondo dei diamanti, oggi, non può essere letto solo in chiave estetica. È un ecosistema complesso in cui geopolitica delle risorse, strategie dei grandi player, comportamento dei consumatori e standard etici internazionali si intrecciano in modo sempre più stretto.
Per chi desidera avvicinarsi ai diamanti con un approccio consapevole — che sia per investimento, collezionismo o tutela patrimoniale — tre parole diventano fondamentali:
Selezione: scegliere solo pietre con caratteristiche tecniche, estetiche e documentali di primo livello.
Struttura: costruire un portafoglio di diamanti bilanciato tra carature, forme e gradi di rarità.
Visione: ragionare su orizzonti temporali lunghi, in cui le oscillazioni di breve periodo lasciano spazio alla tenuta del valore e alla rarità.
Se desideri approfondire come queste tendenze possano tradursi in una strategia concreta e personalizzata, puoi utilizzare borsadeidiamanti.com come punto di riferimento: analisi, selezione rigorosa dei diamanti e una visione patrimoniale di lungo periodo sono gli strumenti essenziali per trasformare una gemma in un vero bene di valore.